venerdì 17 aprile 2020

UN INTERVENTO DI RINO MASSAI

Case di riposo: corso di aggiornamento tenuto dal prof Covid 19
Non avrei mai pensato che fosse una pandemia a farmi riparlare delle case di riposo , naturalmente anche di quella da me tanto sostenuta per  Pienza.  Una battaglia  appoggiata da pochi, talvolta quasi ridicolizzata, che non ho mai abbandonato del tutto, solo messo in standby. In campo due concezioni della vecchiaia e del fine vita. Quella sostenuta da me e da altri che non deve esistere un’età dell’abbandono, nel senso che una persona, anche se anziana,deve essere messa in ogni caso nelle condizioni di vivere in modo dignitoso , non solo come assistenza  ma anche dal punto di vista  relazionale e sociale, e quella  che antepone a tutto ciò la convenienza economica, gli interessi  e le fredde normative . Naturalmente ho sempre pensato che la casa di riposo debba essere la soluzione per chi non ha soluzioni, poiché nei piccoli paesi, è logico, gli anziani ancora autosufficienti se la  sbarcano senza problemi e sono in grado di provvedere a se stessi e mantenere  le loro relazioni sociali senza ricorrere a strutture di ricovero. La prospettiva è stata  sempre pensata quasi esclusivamente per coloro che non sono più autonomi e non hanno una famiglia in grado di assisterli. Gli Enti sanitari governativi, sostenuti dalle leggi e dalla politica, non hanno mai negato la necessità di avere nel territorio strutture per anziani, ma hanno giudicato utili solo quelle di grandi dimensioni, da posizionare in aree molto popolate e quindi in grado di reggersi economicamente, come quelle di Sarteano, Cetona, Sinalunga ecc.. In base a questo tipo di disposizioni  non è mai stato possibile ipotizzare qualcosa per Pienza, perché la zona è poco popolata e la convenienza non c’era. Nemmeno una donazione privata di una villetta  in prossimità del centro storico con terreno annesso, ha messo il Comune nelle condizioni  di raggiungere tale risultato sempre per valutazioni di natura economica.
Io ho sempre pensato che quando si tratta di assistenza e di sanità, in particolar modo se si tratta di anziani non autonomi,  la convenienza economica dovrebbe essere messa da parte, bisognerebbe solo guardare l’utilità pubblica, come si fa con  i campi sportivi, i campi da tennis, le piscine, le palestre ecc.; inoltre quando si tratta di persone, bisogna considerare anche l’aspetto umano. Ritengo  doveroso per ogni comunità  dare la possibilità ai propri cittadini di trascorrere gli ultimi anni di vita nel luogo dove sono sempre vissuti, e impietoso  sradicarli dalla loro realtà e confinarli in luoghi anonimi lontano da ogni legame. Insomma una casa di riposo dovrebbe essere come una scuola di fine ciclo, dovrebbe esistere in ogni paese, come ci sono gli asili nido, le scuole primarie e secondarie. I migliaia di morti usciti dalle case di riposo in questi giorni dovrebbero indurre tutti a riconsiderare il modo di trattare gli anziani; le case di riposo non possono essere luoghi di abbandono in attesa della morte, nemmeno aziende da far rendere. Non voglio ricordare il Pio Albergo Tribulzio per lo scandalo Covid 19 e le centinaia di morti di questi giorni, lo rammento solo per evidenziare  che  ha più di 1000 posti letto e circa 1600 dipendenti, è cioè una specie di fabbrica, di stabilimento che mette paura; visto che la tragedia infettiva che ci ha colpito  ci ha costretti a rivedere il nostro modo di vivere, a ricollocare il valore dell’esistenza e anteporlo a quello dell’economia, che forse ci imporrà uno stile di vita sociale diverso, che dovremmo evitare, almeno per un certo periodo,  gli ammassamenti di persone, dai posti di lavoro, alle scuole, alle vie di comunicazione, ai luoghi di sport, di divertimento  e di cultura, approfittiamone anche per migliorare  la vita dell’anziano, pensando a strutture più piccole e familiari situate nei  luoghi della memoria  e degli affetti.   

2 commenti:

Michele Martini ha detto...

Sono d'accordo con te,in pieno!

FRA' GIOCONDO ha detto...

Ci sarebbe anche l'alternativa della cura a domicilio, ma chi la paga? Il Comune? la Regione? Lo Stato? Pensi il Comune di Pienza a questa alternativa.