sabato 16 marzo 2013

PIENZA : Lo 'sgarbo' di Giovanni Pascoli. di Fabio Pellegrini

PIENZA: 'Pienza nata da un pensiero d'amore e da un sogno di bellezza'. Così recita la celebre dichiarazione d'amore di Giovanni Pascoli  rivolta alla città di Pio II dal  maggiore esponente degli umanisti italiani agli inizi del Novecento. Lo si legge nella lapide affissa sotto il portico comunale, affissa in ricordo della visita a Pienza della regina Margherita avvenuta il 25 maggio del 1904. Oggi, appena celebrato in Italia il centenario della morte del poeta, si accendono di nuovo gli interessi e gli studi sui rapporti intercorsi fra Pienza e il poeta del 'Fanciullino', un amore finito presto.Tutto iniziò in occasione delle celebrazioni del Cinquecentenario della nascita di Pio II, volute dal conte Silvio Piccolomini della Triana e dalla moglie Anna Menotti nel 1905. Il comitato nazionale  che allora organizzò le celebrazioni ebbe quale presidente onorario Giovanni Pascoli e per questa occasione il giovane conte Piccolomini eletto da pochi anni sindaco di Pienza, che aveva ereditato il grande patrimonio pientino dal conte Niccolò (  il nobile pientino  ebbe un ruolo importante quale provveditore del Monte dei Paschi nella realizzazione di Piazza Salimbeni così come la vediamo oggi), volle riportare Pienza all'attenzione della cultura italiana, dopo una dimenticanza durata tre secoli, con un programma di restauri e di riqualificazione dei monumenti costruiti dal Rossellino e dall'Alberti, insieme ad un programma di ricostruzione sociale della comunità. Giovanni Pascoli accettò la presidenza del Comitato e collaborò al progetto piccolomineo, fino a quando il grande amore improvvisamente si interruppe e alcune lettere scomparvero per sempre. Aleggia ancora il mistero su questo improvviso dietrofront del poeta della 'Cavallina Storna', che al tempo delle celebrazioni non si fece vedere a Pienza e preferì inviare al suo posto l'umanista Isidoro del Lungo, altro letterato italiano della sua cerchia. Giovanni Pascoli aveva già la cattedra di Filologia classica alla università di Bologna, aveva vinto da tempo la concorrenza di Gabriele D'Annunzio in quella prestigiosa cattedra che fu di Giosuè Carducci e per la 'rinascita' della Città di Pio II si era impegnato ad appoggiare il progetto di sapore umanistico del conte Silvio Piccolomini. Ma Giovanni Pascoli era persona schiva, suscettibile, irascibile, e un fatto apparentemente marginale lo mandò in bestia. Si racconta che precedentemente alla sua annunciata visita a Pienza per le celebrazioni, avesse inviato il testo per il lapicida che doveva incidere la famosa lapide in ricordo della visita della regina e che avrebbe dovuto essere in bella vista in occasione delle celebrazioni del cinquecentenario del 1905. Ma, malaguratamente...qualcuno osò cambiare alcune parole... La cosa fece arrabbiare il Pascoli che scrisse lettere infuocate a Pienza. La lapide fu alla fine incisa e affissa in quell' anno, cosi' come la desiderava il grande poeta, come la si vede ancora, ma se si potesse staccare, nella parte nascosta dalla muratura, si potrebbe leggere  la versione manipolata, incisa inopinatamente, che suscitò l'ira del poeta dei Canti di Castelvecchio. Le sue lettere di sdegno.. inviate a Pienza  scomparvero. Restano quelle con cui il Conte Piccolomini cercò di rimediare il pasticcio. Ma fu tutto inutile.Il 'pensiero d'amore'  di Giovanni Pascoli si interruppe per sempre sulla strada per Pienza..

4 commenti:

Anonimo ha detto...

il Pascoli grande poeta..

Anonimo ha detto...

Apertura della Mostra sulla vita del Conte Silvio Piccolomini dopo 50 anni dalla morte il 13 APRILE prossimo !!

Dik ha detto...

Il Conte Piccolomini? Buon lavoro, necessario ormai..

Anonimo ha detto...

Ora vi garba il conte, oh che siete diventati, anche di sangue blu!?