martedì 17 aprile 2018

Erica Vecchione 'casalinga e blogger' : 'Mia figlia compie 10 anni, debbo regalarle lo smartphone?

La scorsa settimana mia figlia ha compiuto dieci anni, nella stessa pizzeria c’era la festa di un’altra bambina di un anno più grande. I tavoli uno di fianco all’altro, le due festeggiate entrambe bionde, circondate da un sacco di altre bambine. Ma c’era un intruso da trovare, che marcava una differenza sostanziale tra i due compleanni. Le bambine di undici anni avevano quasi tutte uno smartphone in mano, nell’altro tavolo nessuna.
Anche mia nipote di dieci anni, in America, ha ricevuto quest’anno dalla madre il suo primo smartphone. È plausibile affermare che, oggi, il traguardo per il primo smartphone sia a cavallo della quinta elementare.
I genitori, in quanto esseri umani, hanno reazioni contraddittorie, a volte irrazionali. Si mostrano ferocemente attaccati alla salute del proprio figlio, scatenando battaglie che si fondano su giudizi arbitrari, addirittura infondati, come quelle sui vaccini, o contro la carne, gli antibiotici, il colpo d’aria, ma quando si tratta di fare valutazioni sull’uso degli smartphone decidono di ignorare il dibattito tout court. Eppure gli studi a riguardo circolano già da un po’ di tempo. Ma è il lato assurdo delle paure, delle ansie: sono per natura illogiche.

In tanti, quando parlano dell’acquisto di uno smartphone, si schermiscono dicendo che è colpa “delle comunioni”, “dei nonniche hanno contravvenuto agli ordini”, o – come ultimo appiglio – si giustificano ribadendo che è un modo per localizzare il proprio figlio, come se un normale telefonino non potesse adempiere a quella funzione specifica.
Avverto un elemento di rimorso in quei genitori che mi consigliano di aspettare, quasi pentiti della loro scelta. Non stupisce, in fondo un genitore (anche di un figlio già autonomo) intuisce sempre cosa è giusto e cosa no, lo sente nello stomaco, glielo dice quell’eco accucciato in un anfratto della coscienza. Ma la pressione socialedei figli e degli stessi genitori, che preferiscono tenere il naso all’ingiù su uno degli inesauribili gruppi Whatsapp (in realtà vietati ai minori di tredici anni), è talmente forte da mettere in crisi le convinzioni più salde.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

Grandi domande cosmiche: chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo? Rinko i genitori, rinko anche i figli.
"To be or no to be, that is question..." Ma i tempi corrono, come dice la pubblicità.